11 luglio 2022

La Differenza tra Pro Soluto e


Pro Solvendo



Quando si parla di debito e di credito ci sono diverse formule consolidate dalla prassi e definite anche per via legale. Avrete già sentito i termini pro soluto e pro solvendo. Ma cosa significano concretamente queste due parole? Qual è la differenza tra di esse? Come si declinano quando parliamo di cessione del credito? Cerchiamo di spiegare il valore di queste due parole partendo proprio dal significato dei termini, nella loro accezione originale.

I termini latini

Nella lingua latina, solvere significa sciogliere o anche pagare. Quindi, nelle varie coniugazioni del verbo, solvendo significa “da pagare” (che deve ancora essere saldato ovvero pagato). Di conseguenza pro solvendo indica qualcosa che verrà pagato in un secondo momento. Soluto, invece, significa pagato (che è già stato saldato ovvero pagato). Pro soluto indica, dunque, che il debito è estinto.

Pro solvendo come funziona

Compreso il significato dei termini, andiamo a verificare qual è il loro significato nella prassi quotidiana quando ci imbattiamo in un pagamento o cessione del credito. Sentiamo dire, a volte, che la consegna di un assegno avviene pro solvendo. Questa espressione significa che viene scambiato “salvo buon fine”. Semplificando il concetto, quando si parla di consegna di un assegno pro solvendo non si intende un adempimento definitivo e non libera il debitore, ma è soltanto uno scambio di titolo. Affinché il pagamento sia reso effettivo bisogna ancora attendere il saldo di denaro da parte della banca (l’assegno potrebbe essere, infatti, anche scoperto).

Pro soluto come funziona

Nel caso, invece, in cui l’assegno venga dato pro soluto allora il pagamento si intende effettuato nel momento stesso in cui avviene lo scambio. In questo caso, il debitore può essere sollevato da ogni obbligo dopo aver staccato il titolo dal carnet e averlo consegnato al creditore, non bisogna attendere il pagamento ex post. La legge considera il pagamento tramite assegno come pro solvendo, quindi bisogna attendere l’effettivo trasferimento di denaro.

La cessione dei crediti

Questi due termini sono molto utilizzati quando si parla di cessione del credito. Ponendo il caso che un soggetto abbia un credito (creditore) verso un altro soggetto (debitore) di 100 euro che gli deve essere pagato dopo tre mesi. Nel caso in cui necessiti di liquidità per portare avanti le sue attività, può decidere di cedere il suo credito a un terzo soggetto. Il soggetto che si fa carico del debito pagherà al creditore la somma dovuta, ma trattenendo una percentuale per il servizio prestato (ad esempio 60 euro). Diventerà in questo modo creditore nei confronti del debitore iniziale. Alla scadenza dei tre mesi, il soggetto che ha anticipato il credito andrà a riscuoterlo dal debitore per intero (100 euro) e avrà, così, incassato la differenza di 40 euro.

Pro soluto e pro solvendo nella cessione dei crediti

Questa prassi di cessione del credito può essere di due tipologie.

Pro solvendo: se il debitore non paga, chi ha acquistato il credito può rivolgersi a chi glielo ha venduto.

Pro soluto: qualora il debitore non paghi, chi ha acquistato il credito non potrà rivalersi sul creditore iniziale ma si farà carico di tutte le conseguenze dell’inadempimento del debitore principale.

In pratica nella cessione del credito pro soluto chi cede il credito garantisce soltanto all’acquirente che c’è un credito. In quella pro solvendo, invece, fa anche da garante per l’eventuale inadempimento del debitore: se quest’ultimo non paga, a ridare i soldi al cessionario ci penserà il cedente. La differenza, dunque, non è di poco conto in quanto, in base alla tipologia della cessione, cambiano le dinamiche e gli obblighi che intercorrono tra le parti. Non impatta, invece, sul ruolo del debitore che non può opporsi alla cessione del credito, in qualunque formula, e non dev’essere neanche chiesto il suo consenso. La cessione non è possibile solo quando la prestazione del debitore ha carattere strettamente personale oppure nelle ipotesi vietate dalla legge.

Cosa stabilisce il codice civile

Se andiamo a vedere quanto stabilito dal codice civile, ci possiamo render conto che, in assenza di accordi specifici, la cessione del credito è sempre pro soluto. La norma dice che “il cedente non risponde della solvenza del debitore, salvo che ne abbia assunto la garanzia. In questo caso egli risponde nei limiti di quanto ha ricevuto”. Questo significa che quando si trasferisce il proprio credito a un’altra persona si è tenuti a garantire soltanto l’esistenza e la validità del credito stesso, ma non il pagamento. Per passare, invece, a una garanzia più estesa (prevista dal pro solvendo) allora serve un patto esplicito.

Pro soluto e pro solvendo nel factoring

I pro soluto e pro solvendo vengono spesso utilizzati anche per parlare delle diverse modalità di factoring. Così come spiegato, il factoring digitale è una soluzione di finanza alternativa per poter cedere il credito e ottenere subito liquidità, senza aspettare il saldo delle fatture. Nel factoring, un soggetto (il cedente) si impegna a cedere tutti i crediti presenti e futuri che derivano dall’esercizio della propria attività imprenditoriale ad un altro soggetto (il factor) il quale, dietro corrispettivo, si impegna a sua volta a fornire una serie di servizi sia attraverso la concessione di prestiti, sia attraverso il pagamento anticipato dei crediti ceduti. Vediamo ora le differenze tra il factoring pro solvendo e pro soluto.

1. Il factoring pro-solvendo prevede che il factor acquista i crediti dal cedente e contemporaneamente acquisisce il diritto di rivalsa, nel caso in cui ci sia un mancato pagamento da parte del debitore.

2. Il factoring pro soluto prevede che il factor acquista i crediti dal cedente in via definitiva, senza la possibilità di esercitare il diritto di rivalsa. Quindi, in caso di pagamento mancato, non può rivolgersi al cedente.

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