Se fino a ieri avere una strategia web era poco più di un piacevole vezzo, oggi è difficile immaginare un’attività che faccia a meno di un sito attraente o di una buona visibilità sui social network.
Anche le piccole e medie imprese - che costituiscono oltre il 90% del tessuto imprenditoriale italiano - devono confrontarsi con un web che fa sempre più parte del quotidiano: viviamo onlife, per dirla con il filosofo Luciano Floridi, e non sono più solo i giovanissimi a essere iper-connessi.
Gli studenti di una volta sono entrati a tutti gli effetti nel mondo del lavoro, con ruoli progressivamente più impegnativi: direttori finanziari, responsabili degli acquisti, imprenditori di successo afferrano istintivamente il cellulare al momento di acquistare beni e servizi.
Per questo è importante curare la propria presenza in Rete. Ecco qualche consiglio per farlo al meglio.
Comunicare è innanzitutto un esercizio di autoconsapevolezza. Pagine e pagine di siti, brochure, presentazioni partono dal presupposto che quanto accade tra le mura dell’impresa sia chiaro a tutti i potenziali clienti. Ma si tratta di un errore.
La buona comunicazione, presupposto di un marketing efficace, parte da due parole chiave: mission e vision.
La mission racconta con semplicità l’obiettivo dell’azienda, quello che fa: la vision descrive come pensa di arrivarci relazionandosi con il personale e mondo esterno. Devono essere entrambe sintetiche e dirette: bastano un paio di righe per la mission, quattro o cinque per la vision. Concetti astratti e iperboli non funzionano: meglio essere concreti e spiegare chiaramente come si può essere utili.
Per verificare il risultato, esiste un semplice test: qualunque dipendente dovrebbe essere in grado di rispondere a un dubbio operativo semplicemente rileggendole al bisogno. Il discorso vale a maggior ragione per il pubblico dei potenziali clienti: chi arriva sul sito deve essere in grado di comprendere in pochi secondi tutto quello che serve per operare una scelta di acquisto consapevole.
L’acronimo SEO sta per Search Engine Optimization, cioè “ottimizzazione per i motori di ricerca”. Significa pensare il sito in maniera che per Google, Bing e gli altri sia facile “vederlo”. Un risultato che si ottiene con una struttura ordinata e proponendo contenuti chiari, verticali, documentati.
La struttura va pensata ad albero, idealmente organizzando una sezione di presentazione dell’azienda, una per i prodotti, un’altra per i contatti. Meglio evitare di esagerare.
Riguardo ai contenuti, le tecniche in voga qualche anno fa non funzionano più: ripetere le parole chiave all’infinito non aiuta, e anche acquistare scorciatoie da agenzie web di dubbia etica può condurre a penalizzazioni difficili da rimediare.
L’algoritmo dei motori di ricerca è uno dei segreti industriali meglio custoditi al mondo. Una cosa, però, è chiara: sono tarati per cercare qualità. Approfondiamo.
Nel mare magnum delle informazioni sul web, ogni lettore cerca punti di riferimento. Un sito ben organizzato, dotato di contenuti curati e di una bella grafica, diventa così una scialuppa di salvataggio e viene premiato da pubblico e motori di ricerca.
Se dovessimo definire la “qualità” di un sito web in ambito commerciale, quindi, potremmo cominciare così: aiutare l’utente a risolvere un problema nel minor tempo possibile. Un sito aziendale non è un passatempo; non è, per capirci, un giornale. Deve essere efficace, andare dritto al punto e dimostrare competenza e affidabilità senza, per questo, risultare scarno o, peggio, sciatto. A tal fine, non è superflua una raccomandazione: sfruttare contenuti prodotti da altri non paga in termini di indicizzazione. Meglio evitarlo, ed essere originali.
Se creare un profilo richiede pochi minuti e una spesa quasi nulla, non è per questo necessario essere presenti su ogni social network. L’esperienza insegna che spesso astenersi è la scelta migliore. Un’azienda che produce pezzi di ricambio non ha molte ragioni per essere presente su Twitter, anche perché – vale la pena di ricordarlo - un profilo non aggiornato è tra i peggiori biglietti da visita. Linkedin è il mezzo più adatto per farsi conoscere da fornitori e clienti, ed è probabilmente la scelta corretta.
Al contrario, chi opera in ambiti meno tecnici può spaziare. Un ristoratore può senz’altro considerare piattaforme come Instagram o addirittura TikTok, opzioni che si sono dimostrate più che valide anche per i negozianti. Ma, come diceva Marshal Mc Luhan, “il medium è il messaggio”: per farsi notare in questi contesti sono necessarie ironia e una buona dose di dinamismo. Lo scivolone è dietro l’angolo, e il web non perdona. Per una strategia che punta sull’empatia, meglio affidarsi a un social media manager capace.
Il blog, dal canto suo, è uno strumento particolare. Meno immediato delle pagine social, contribuisce però in maniera cruciale all’indicizzazione web perché risiede sul sito dell’azienda. Ha, inoltre, un potere di fidelizzazione spesso più elevato. Poche le controindicazioni: il problema principale risiede nel fatto che si tratta della modalità comunicativa più costosa in termini di risorse e impegno. Ma si adatta a tutti i settori, soprattutto in presenza di una strategia editoriale curata. Qualche suggerimento: perché non sfruttare le competenze aziendali per spiegare le nuove tendenze del mercato? O registrare una serie di video tutorial? Anche proporre di tanto in tanto curiosità interessanti può aiutare. L’importante è mantenere una certa costanza nella pubblicazione: un obiettivo che si raggiunge con un buon calendario editoriale.
In questo articolo abbiamo analizzato l’importanza di una comunicazione digitale efficace. Come abbiamo visto, per sfruttare appieno il potenziale commerciale del web è necessario affidarsi a una buona strategia. Può essere molto utile consultare professionisti in grado di fornire il consiglio giusto: anche se si tratta di investimenti che possono avere un impatto sui bilanci delle piccole e medie imprese, di solito vengono ripagati col tempo.
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